domenica 28 dicembre 2014

L'Europa è un continente inventato. Non si possono shakerare i paesi che la compongono.




Soddisfiamo la richiesta di un lettore di riportare l’intervista a Ida Magli, antropologa, che fu la prima, 17 anni fa, a scrivere un libro contro l'euro.

 di Goffredo Pistelli  

Fanno 20 anni esatti che Ida Magli (nella foto), antropologa culturale assai nota, tuona contro l'Europa. Sono infatti del 1994 i suoi primi articoli su Il Giornale, dai quali emergevano posizioni contrarie al processo di unificazione. Interventi duri e documentati che diventarono, tre anni dopo, un saggio che fece scalpore: Contro l'Europa (Bompiani).
Secondo alcuni un moderna Cassandra, secondo altri una visionaria capace solo di invettiva, certo il pensiero di questa studiosa che compirà 90 anni l'anno prossimo, non può certo essere ignorato, anche perché Magli continua ad approfondirlo.
Con la passione che si sente dalla voce squillante con cui risponde al telefono, dalla sua casa romana.
Domanda. Professoressa, sull'Europa qualcuno si sta ricordando dei suoi appelli accorati a fermare l'unificazione.
Risposta. Oggi è difficile. A causa dell'ignoranza tecnica dei politici che, mi creda, è brutale.
D. In che senso?
R. C'è un'indifferenza a qualsiasi fatto che possa far ripensare a quello che hanno progettato. Sento citare di nuovo Romano Prodi...
D. Come candidato alla presidenza della Repubblica...
R. Il responsabile del nostro ingresso nella moneta unica.
D. L'altro giorno Edward Luttwak, che abbiamo intervistato, ci ha detto: «Prodi dovrebbe ammettere d'aver sbagliato sull'euro».
R. Ah, questi se ne infischiano di quello che accade in conseguenza delle loro decisioni. Non vogliono ripensare a niente. E oggi, con l'euro, siamo tutti più poveri. Ci arrabattiamo.
D. Lei però, prima ancora che con la moneta unica, ce l'aveva col concetto stesso di Europa unita.
R. Certo, perché era un progetto sbagliato. L'Europa è giunta a essere quella che è per la storia delle varie nazioni che la compongono, che è storia di civiltà, di arte, di lingua. C'è un itinerario di identità dei singoli popoli e non si può sommare l'Italia con la Francia, l'Inghilterra con il Belgio. Ogni popolo la propria letteratura, la propria arte, la propria lingua. E che facciamo? Buttiamo Goethe?
D. Non sia mai...
R. Ah ecco. Perché Goethe non è europeo, è tedesco! Scrive in tedesco!
D. Qual è il punto, professoressa?
R. Il punto è che non esisteva un'idea di Europa. Guardi, ho fatto tante ricerche ma non ho mai trovato il delinearsi di un popolo europeo. Fin dalle origini. Nemmeno nell'Impero romano che era lo stesso a Parigi, a Londra, a Francoforte come a Roma, c'era questa idea. Semmai, appunto, potrebbe essere l'Italia a rivendicare qualcosa in questo senso. È che siamo governati da gente che ci disprezza e che è veramente fuori dalla storia.
D. E dunque unificare è stato un errore...
R. Per questo motivo non era possibile farlo se non perdendo tutte le ricchezze europee. Quale lingua parleremo negli Stati uniti d'Europa? Nella testa dei politici sarà l'inglese, cioè l'americano. E allora perderemo la ricchezza delle letterature nelle varie lingue del Vecchio continente, da Voltaire a Cervantes, da Kafka a Pirandello.
D. Una lingua, un popolo...
R. Si pensa di poter fare l'unità così. Così come si è pensato di fare lo stesso con la moneta unica, dimenticando che la moneta è lo strumento di un popolo e non la si può imporre fuori dall'economia dei singoli Stati. Lo dicevo da antropologa ma l'hanno detto anche molti economisti.
D. L'obiezione è che questo processo lo hanno fatto gli Americani, certo con meno storia sulle spalle...
R. Gli Americani non avevano storia letteralmente, erano tutti immigrati e gli indigeni sono stati annientati quasi subito. Annientati con la violenza di chi conquista. E poi avevano un territorio immenso.
D. Lei ha spesso detto che quello dell'unificazione è un progetto massonico.
R. Certo, e ora c'è un libro di un massone, Gioele Magaldi, che lo conferma (Massoni, società a responsabilità illimitata, Chiarelettere). L'ho letto e riletto.
D. Un libro paradossale, dicono....
R. A volte. Ma è anche un'operazione intrigante. La tesi è la seguente: la massoniera ha vinto, tutti i suoi progetti sono stati realizzati, ora esca allo scoperto e lavori con trasparenza.
D. Secondo quel libro tutti sarebbero massoni...
R. Certo fa dei nomi: Romano Prodi, Enrico Letta, Mario Monti.
D. Che non hanno neppure sentito il bisogno di replicare, tanto pare paradossale la tesi. È il solito pensiero che lega le conferenze del Bilderberg alle logge...
R. Lei dice? Si saranno messi d'accordo per non reagire in alcun modo. Comunque, prescindendo da questo, noto che Prodi torna in un momento in cui lo si dava per politicamente finito. E Matteo Renzi è al servizio della Commissione. Le sue riforme, come ammette Pier Carlo Padoan, sono dettate dai commissari.
D. In che cosa, queste riforme «europee» sarebbero un male?
R. Le faccio un esempio, tratto dalla Legge di stabilità: la depenalizzazione di alcuni reati.
D. Professoressa, si tratta di sanzionarli in altro modo, ché penalmente aveva poco senso, se non quello di ingolfare i tribunali...
R. Ma, vede, il reato di omissione di soccorso in Congo non c'è. La coscienza individuale sta anche in un codice. Avere valori significa avere un codice. Depenalizzare i piccoli furti che opprimono le persone (ipotesi che il Guardasigilli nega, ndr), rubare la borsetta dove ci sono gli affetti più cari sarebbe un limpida conquista? Se la giustizia è intasata che si aumenti il numero dei magistrati. Depenalizzare, amnistiare non è una giustificazione delle civiltà ma mancanza dello Stato. Si vuole l'imbarbarimento degli Italiani, dei Belgi, degli Inglesi.
D. Perché?
R. Per avvincinarsi alla sensibilità degli immigrati. Si vuole un'omogeneizzazione verso il basso, visto che verso l'alto è impossibile. Si vuole avvicinare tutti a chi è meno civile.
D. Qui si arriva a un altro pezzo della sua critica all'Europa è il multiculturalismo. E lei da sempre mette in guardia contro i pericoli dell'immigrazione. Dà la colpa al Trattato di Schengen
R. C'è un enorme flusso di immigrazione che prima non c'era. È un fatto.
D. Anche chi crede alla necessità di una forte regolazione, fa un'obiezione umanitaria: non si può lasciare che la gente muoia in mare.
R. È io le obietto che uno Stato non ha l'obbligo di essere umanitario. Deve difendere i cittadini, il territorio, l'indipendenza.
D. Che cosa avremmo dovuto fare, come Italiani?
R. Far vedere qual era il confine e schierare le navi militari: gli scafisti sarebbero stati dissuasi. E con tutti i soldi risparmiati, fare in Africa, sopratutto nel Nord, campagna di informazione.
D. Come fanno gli Australiani, che persino sui loro siti governativi scrivono: «Non partite»?
R. Certo. Così non abbiamo avuto compassione per noi stessi e nemmeno per loro. Se avessimo fatto così sarebbe morta la centesima parte di quelli che sono annegati. Siamo un po' come le suore missionarie che, nell'Ottocento, curavano la lebbra in Africa non sapendo niente di quella malattia. E morivano di lebbra. Non si può essere umanitari senza ragionare.
D. Uno sguardo pessimista...
R. Sono convinta che gli Italiani siano all'ultima fase. Perché nessuno li difende.
D. In politica certi suoi giudizi si trovano nelle posizioni del M5s e della Lega e qualcosa in Forza Italia.
R. Non mi interessano molto i partiti quanto le persone.
D. Ecco, parliamo delle persone...
R. Beh, Silvio Berlusconi vuol salvare se stesso e s'è messo a praticare le larghe intese, che sono la fine della democrazia. Ha portato alla fine del suo partito, benché all'interno di Forza Italia ci fosse chi lo metteva sull'avviso.
D. Passiamo a Beppe Grillo...
R. All'inizio ci contavo e invece...
D. Invece?
R. Invece si barcamena pure lui: oggi dice una cosa, domani un'altra. Ecco su di lui mi sono sbagliata...
D. Lei non fa come i politici, ammette gli errori. E Grillo quali sbagli ha commesso?
R. La selezioni fatta sul web. Errore clamoroso, mettendo insieme gente che non sa quello che fa, trapiantati dal nulla si trovano serviti e riveriti, con stipendi incredibili.
D. E Matteo Salvini?
R. Forse ha delle idee, forse. Ma ha anche una presunzione tale che ralizzarle sarà difficile...
D. Del tipo?
R. Lo conquista del Sud, l'uscita dall'euro. E poi di Salvini ho avuto la misura quando si è emsso a nudo...
D. Su Oggi?
R. Una cosa strumentale e stupida, per adeguarsi alla moda, per catturare la simpatia dei gay.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Abbiamo trovato chi fare presidente della Repubblica.

Anonimo ha detto...

Signora Magli, "tanto di cappello"
Brava, Brava, Brava.